MEDIOETRURIA & RIORGANIZZAZIONE RFI: DISAGI PER TANTI, GUADAGNO PER POCHI, PROPAGANDA PER SALVINI

Decidere di intervenire come ferrovieri in contesti pubblici è una scelta sempre più difficile: il solo aprire bocca è inviso alla dirigenza di RFI che ha responsabilità precise sul dissesto dell’infrastruttura ferroviaria dal 3 giugno del 2024 ad oggi.
La riorganizzazione della manutenzione che ci hanno imposto da questa data può essere considerata un vero e proprio attacco al diritto alla mobilità e alla sicurezza dei viaggiatori, in quanto la manutenzione stessa viene boicottata per il fine ultimo di massimizzare gli introiti. Chi usa il treno come mezzo di trasporto se ne sarà accorto.
Nella stessa logica si inserisce secondo noi la costruzione di Medioetruria: il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini non perde occasione per schierarsi a sostegno di quella che pare l’ennesima infrastruttura che offre ai soliti “noti” grandi opportunità di guadagno, anziché essere utile alla comunità che dovrebbe usufruirne.
Medioetruria non dovrebbe essere una priorità per quanto riguarda i collegamenti ferroviari in una zona dove il traffico pendolare, diciamocelo, meriterebbe ben altri interventi, ma è utile a drenare risorse che dovrebbero essere al servizio dei cittadini, verso gli interessi di chi non ha scrupoli a costruire anche una cattedrale nel deserto, che non migliorerà la qualità e la frequenza del servizio.
Se scegliamo di intervenire in questo contesto è perché riteniamo sia dovere di tutti vigilare su queste speculazioni che giocano sui bisogni delle persone tenendole sempre fuori dai benefici che certe opere dovrebbero offrire.
Troviamo quindi molte similitudini con la riorganizzazione della manutenzione RFI: si assiste ad operazioni che favoriranno interessi che non sono dei lavoratori e, tantomeno, di chi a vario titolo usa il treno.
Dal canto nostro oramai è un anno che lottiamo contro questa riorganizzazione, e riteniamo che il miglior modo per farlo sia essere presenti ovunque certe logiche si riproducano. Un’ultima cosa che vorremmo dire al termine di questo breve intervento è che, se abbiamo scelto questa modalità, è per denunciare il silenzio che accompagna certi processi e come, da lavoratori, siamo sempre più spesso costretti a subire pressioni omertose che dovrebbero ridurci al silenzio.

Ecco il video del Flash Mob al Consiglio Provinciale di Arezzo:

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