Comunicato stampa del 7 settembre 2024
QUANDO IL GATTO NON C’E’ I TOPI BALLANO
Ci siamo, era nell’aria e prima o poi sarebbe potuto succedere. Dopo una estate caratterizzata da condizionamenti di varia natura, la mobilitazione contro il 10 gennaio ha visto nella partecipazione allo sciopero del 6 settembre un momento di flessione. I manutentori infatti hanno garantito circa il 45% di adesioni: dato che preso singolarmente potrebbe non essere preoccupante, è fisiologico che ciò possa accadere, ma occorre avere chiaro come ci siamo arrivati.
Sicuramente questa estate non ha aiutato perché è un periodo tradizionalmente dedicato ad un rallentamento dell’attività; certo non per tutti è realmente così, ma convenzionalmente da questo periodo ci si aspetta uno stacco e si tende a predisporsi a questo approccio.
Ovviamente l’aspetto sociologico non spiega cosa stia accadendo e quindi occorre essere più puntuali nella disamina.
Il 10 gennaio il settore della Manutenzione Infrastruttura si è risvegliato da un lungo coma. Siamo da sempre stati incapaci di liberarci da quel concetto di delega assoluta che ci ha portato negli anni, anche se sarebbe più corretto parlare di decenni, a pensare che l’attività sindacale fosse qualcosa che dovevano fare altri, magari dotati di chissà quali competenze lontane da noi; e a noi al massimo era concesso il lusso di lamentarci.
Una disaffezione che ha sgretolato qualsiasi livello di solidarietà tra i lavoratori, permettendo a sindacalisti da accatto, di costruire la propria fortuna sulle nostre spalle.
Questo ha radicato nel comportamento di molti l’idea che l’unica possibilità per adattarsi a quello che altri ci imponevano fosse una contrattazione individuale che ci permettesse di smussare gli angoli rispetto a scelte che, senza alcun mandato dei lavoratori, diventavano la quotidianità.
Il 10 gennaio, sbattendoci in faccia un accordo così infame, ha rimesso in discussione tutto quello che fin lì sembrava scontato; il settore della Manutenzione Infrastruttura ha offerto una risposta senza precedenti, comprendendo anche, come mai in passato, che i lavoratori dovessero essere protagonisti. Grazie a questo la nascita dell’Assemblea Nazionale dei Lavoratori della Manutenzione è diventato il riferimento di tutti i manutentori che, aldilà della propria appartenenza sindacale, hanno compreso l’importanza dell’unità per perseguire l’obiettivo di respingere l’accordo del 10 gennaio.
Ma se quello che è successo è stato subito compreso da tutti, cosa diversa è avere chiaro come farlo. Ma soprattutto avere la tenuta che occorre per sostenere vertenze come questa.
Una volta compreso, che non sarebbe stato facile rimetterci a cuccia, Azienda e sindacati firmatari hanno messo in campo qualsiasi mezzo per dissuaderci dal nostro obiettivo.
Quello che stiamo sopportando non c’è bisogno di ricordarlo, quello che però non dobbiamo dimenticare sono le conseguenze permanenti se non riusciamo a fermare questo Tsunami che ci è venuto addosso. L’obiettivo è quello di ridurci a buone scimmiette, alla mercè di chiunque decida quando dobbiamo saltare o stare ferme.
Vorrebbero toglierci qualsiasi possibilità di organizzare la nostra vita che è consegnata nelle mani di una azienda che sta distruggendo qualsiasi prospettiva per questa azienda.
Scioperare costa, partecipare alle iniziative che stiamo organizzando costa, ma quei progetti vanno fermati oggi: quando si saranno radicati rimuoverli sarà molto più complicato.
Pensare che arriverà qualcuno, non si sa bene da dove, che risolva tutto sarebbe pericoloso da credere. Dobbiamo assolutamente avere chiaro che non ci servono le favole, ma soprattutto cerchiamo di capire che per poter portare a casa il risultato hanno bisogno di un quadro pacificato, e noi possiamo impedire che gli venga offerto su un piatto d’argento.
Ci sono in gioco cose molto importanti: la nostra dignità, la nostra qualità della vita, la nostra sicurezza ed il nostro posto di lavoro; perché, sia chiaro per tutti, qua il problema è che alla fine di questo giro di giostra, se continuano così non ci metteranno nemmeno tanto; il risultato sarà realmente la realizzazione compiuta di una privatizzazione che metterà in discussione il nostro posto di lavoro (per questo basterebbe leggersi le ultime dichiarazioni di Donnarumma AD del Gruppo FS).
Possiamo impedirglielo, anche se non sarà facile, purtroppo essendo così concentrati sulle nostre difficoltà non vediamo le loro, ma ne hanno eccome.
Pertanto dobbiamo tenere duro, ai colleghi che sembrano immuni a queste argomentazioni, dovremmo fare lo sforzo di comunicare ancora meglio quale sia la partita in gioco. Lo scazzo fra quelli che lottano e quelli che tengono la testa sotto la sabbia serve solo ad azienda e OS, che sperano in un nostro crollo per poter recuperare un ruolo ed un consenso che oramai è fortemente compromesso.
Quindi facciamo diventare questa flessione una occasione di rilancio, siamo in partita e non dobbiamo dimenticarlo, abbiamo troppo da perdere per rinunciare a lottare.
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